venerdì 30 novembre 2012

La Coop, le donne e la Littizzetto

Questa vicenda sarà nota a molti di voi, ma per chi ancora non ha avuto modo di venire a conoscenza di questo fatto, ecco qui la lettera scritta da un gruppo di lavoratrici della Coop indirizzata a Luciana Littizzetto che ha fatto il giro del web in questi giorni. La pubblico per dare ulteriore eco alla voce di queste donne, che, come molte altre, si trovano a lavorare in condizioni non certo desiderabili.

Non è un lusso dover lavorare sei giorni su sette, rinunciare a tutte le domeniche con la propria famiglia, con buste paga da 700 euro. No, le lavoratrici della Coop non ce la fanno più a restare impassibili davanti allo spot con la Littizzetto che dice "la Coop sei tu". La Coop sono loro, che si fanno il mazzo tutti i giorni, che devono chiedere il permesso per andare al bagno, che lavorano in un ambiente di lavoro dove a comandare sono solo uomini.

Pubblico la loro lettera di sfogo. Non mi illudo. So che molto probabilmente la loro situazione lavorativa non cambierà da un giorno all'altro, ma spero che dia un po' di coraggio ad altre donne o ad altri lavoratori che lavorano in situazioni simili, che li spinga ad una azione simile a questa, con la speranza che prima o poi qualcosa cambierà per tutte quelle persone che lavorano nei supermercati, nei centri commerciali e in molti altri posti. Io non faccio parte di questo mondo di lavoratori della domenica, sfruttati e sottopagati, ma voglio diffondere la loro voce a modo mio, qui su questo blog.


"Cara Luciana,

lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno? Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese. Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un’alternativa secondo te?
   
Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni.
   
Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente. Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi donne siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l’80%. Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell’azienda e capirai qual è la nostra condizione.
   
A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare.
   
Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle.
   
Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all’ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli.
   
Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell’altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione.
   
Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne con il ricatto che se colpiamo l’immagine della Coop rompiamo il rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate.
   
Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l’immagine della Coop, vogliamo solo uscire dall’invisibilità e ricordare a te e a tutti che ci siamo anche noi. Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate.
  
Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione. Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone. Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare. Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in difesa delle donne e per la dignità del lavoro.
  
Con simpatia, un gruppo di lavoratrici Coop
"

lunedì 26 novembre 2012

Consigli per un ufficio eco-friendly

Proseguendo sul tema della sostenibilità ambientale e dello smaltimento dei rifiuti in ufficio, stavolta vi parlerò dei consigli da seguire per vivere e lavorare in un ufficio ecologico e rispettoso dell'ambiente. Sempre più spesso cerchiamo di evitare gli sprechi in casa nostra, quindi sarebbe bene mantenere questo comportamento anche nell'ufficio in cui lavoriamo, dato che ci passiamo gran parte delle nostre giornate.

Per un ufficio eco-sostenibile:
  • raggiungete possibilmente il posto di lavoro con i mezzi pubblici, con la bicicletta oppure facendo car pooling;
  • fate la raccolta differenziata utilizzando bidoni differenti per carta, vetro, plastica, toner (a questo proposito leggete il post riguardante i rifiuti speciali);
  • comprate prodotti ecologici, come blocchi in carta riciclata, penne e prodotti per la scrittura in plastica riciclata e riciclabile, carta fotocopie in materiale riciclato;
  • evitate di stampare fogli che non sono indispensabili, usate meno carta possibile stampando fronte-retro e riutilizzando i fogli prima di buttarli via;
  • non utilizzate prodotti usa e getta come bicchierini, bicchieri e posate in plastica e sostituiteli con tazzine di ceramica, bicchieri di vetro e posate in acciaio;
  • fate rifornimento di articoli per ufficio su siti di cancelleria on line o in negozi che abbiamo rispetto per l’ambiente e che vendano prodotti eco-friendly;
  • cercate di ridurre il consumo di energia, spegnendo computer, stampanti, luci e led di tutti i dispositivi prima di uscire dall’ufficio;
  • non esagerate con l’aria condizionata in estate e con il riscaldamento in inverno;
  • infine, abbellite l’ufficio con delle piante, che, oltre a renderlo più carino esteticamente, aiutano anche ad assorbire l’inquinamento dell’aria in ufficio.

venerdì 23 novembre 2012

WART: Work Addiction Risk Test

Oggi vi propongo un test divertente per scoprire se siete lavoro-dipendenti. Questo test è stato realizzato dallo psicoterapeuta Cesare Guerreschi e prende il nome di WART (Work Addiction Risk Test).

Se il vostro lavoro riempie totalmente la vostra vita, è il vostro unico strumento di affermazione personale ed è l'unico modo di riempire i vuoti affettivi, allora potresti essere un workaholic.
Prendete carta e penna e verificatelo!


TEST WART

Il mio risultato è 42, e il vostro?

mercoledì 21 novembre 2012

Cattive abitudini: lavorare sul divano e sul letto

Tra le cattive abitudini che dilagano tra i lavoratori, è sempre più diffusa quella di lavorare da casa, terminato l'orario lavorativo, con smartphone e tablet sul divano o nel letto, rinunciando al relax serale con il proprio partner e la propria famiglia e rinunciando talvolta anche a qualche ora di sonno.
Sicuramente tutto questo non giova alla salute: cervicale, mal di schiena, problemi circolatori e insonnia possono diventare problemi quotidiani.


Questo problema accomuna chi lavora spesso con dispositivi (smartphone, tablet, portatili) sempre collegati a internet e all'indirizzo di posta elettronica del lavoro e a coloro che lavorano a casa da free-lance e non riescono ad organizzarsi in modo da separare il momento "lavoro" dal momento "casa". Per riuscire a lavorare da casa infatti, bisogna saper separare i vari momenti, altrimenti si rischia di vivere costantemente al lavoro, senza staccare mai.

Attenzione quindi se anche voi trasformate il vostro divanno e il vostro letto di casa in un ufficio: non ne gioveranno la vostra salute, la vostra famiglia e la vostra vita.

venerdì 16 novembre 2012

Lavorare da casa: come organizzare l’ufficio

Lavorare da casa è una grande opportunità e sta diventando una pratica comune per sempre più persone, soprattutto nei paesi anglosassoni. Serve davvero poco: un computer, un telefono e una connessione a internet.

I benefici del telelavoro sono molteplici, poiché evitando di prendere l’auto o i mezzi pubblici per recarsi al lavoro, spesso si ha un notevole risparmio di tempo, a vantaggio del tempo da dedicare a se stessi e alla famiglia. Cercare di bilanciare lavoro e famiglia però, non è sempre facile e spesso si rischia di fare confusione, poiché quando si stacca dal lavoro si è già a casa e, non essendoci un passaggio che determini lo stacco lavoro-casa, non ci si rilassa abbastanza.

Per lavorare da casa l’ideale sarebbe: alzarsi e vestirsi come se si dovesse andare in ufficio (si può sicuramente evitare il tailleur, dei vestiti casual e comodi vanno benissimo, ma sicuramente il pigiama non è l’ideale); impostare degli orari e avere un programma di lavoro da rispettare; mantenere il contatto con i colleghi e il proprio capo, serve a non isolarsi e ad avere un contatto quotidiano con qualcuno; evitare troppe distrazioni ed evitare di mangiare mentre si lavora.

È inoltre importante trovare un luogo della casa adibito al lavoro. Come organizzare l’ufficio in casa? Innanzitutto bisogna trovare un luogo adatto, dove poter lavorare in tranquillità, con un buon punto luce che non affatichi gli occhi, meglio se in una stanza a parte. Gli strumenti base sono una scrivania, una comoda sedia ergonomica regolabile in altezza, una cassettiera ufficio per tenere in ordine i documenti.


Quindi, se ci sono le condizioni giuste in casa, la tranquillità, il luogo adatto, gli strumenti giusti, un programma di lavoro da rispettare, la capacità di riuscire a staccare dal lavoro e dalle preoccupazioni che esso porta (rimanendo comunque nello stesso ambiente) e la capacità di bilanciare lavoro e famiglia, allora sì al telelavoro. Se non ci sono queste condizioni sarebbe meglio evitarlo perché potrebbe portare solo ad un accumulo di stress in casa e in famiglia.

martedì 13 novembre 2012

Come smaltire i toner esausti in ufficio


Oggi farò un po’ di informazione utile. Vediamo come si devono smaltire dei prodotti che solitamente in ufficio si usano e si consumano molto spesso: i toner e le cartucce.

I rifiuti derivanti da toner vuoti (e in maniera minore anche dalle cartucce) sono prodotti di continuo ed è per questo che le aziende sono tenute a smaltirli come rifiuti speciali dal D.Lgs. 152/2006. Le aziende devono raccogliere in appositi contenitori i rifiuti esausti da stampa (toner, cartucce inet, nastri a impatto) presso la propria sede per un periodo massimo di 1 anno, dopodiché scatta l’obbligo di smaltimento secondo le procedure stabilite dalla legge, con l’obbligo di tenere il registro di carico e scarico, compilare un formulario in 4 parti e affidarsi ad una ditta specializzata per lo smaltimento.

Un esempio di un servizio che semplifica le cose e permette di smaltire i rifiuti esausti da stampa in modo molto più semplice è Zerozerotoner: si riceve il box in cui si devono raccogliere i rifiuti esausti da stampa, li si raccoglie, si invia un form compilato e poi si attende che Zerozerotoner arrivi per ritirare il box. Semplicissimo.
Ovviamente esistono anche altre aziende specializzate e autorizzate che si occupano di questo servizio alle aziende.

Piccola parentesi sui privati: per quanto riguarda i privati, non tutti i Comuni italiani hanno predisposto i centri di raccolta per i rifiuti speciali e quindi i cittadini non sono tenuti a smaltirli correttamente, quindi spesso finiscono nei rifiuti normali. È ovvio che la mole di cartucce e toner consumata dai privati non è paragonabile a quella delle aziende, ma sarebbe meglio se tutti i comuni italiani adottassero degli ecobox per il corretto smaltimento di questi rifiuti.

venerdì 9 novembre 2012

Grafologia sì, grafologia no?


Riunione con il capo. Mentre lui parla, parla e scrive su quella lavagna bianca, voi iniziate a scarabocchiare sul foglio di carta che avete davanti e mettete in stand-by il cervello. Cosa sono quegli scarabocchi? Cosa vogliono dire? In realtà potrebbero avere un significato profondo nascosto, che proviene dal vostro inconscio. Vediamoli.

Annerire gli occhielli dei fogli per raccoglitori ad anelli può significare ansia.
Disegnare una casa può voler significare voglia di protezione e sicurezza.
Una casa con finestre significa socialità.
Un cerchio = integrità, sincerità, lealtà
Una croce = spirito di sacrificio e altruismo
Un cuore = bisogno di tenerezza e sogni da realizzare
Figure geometriche = bisogno di ordine e di riorganizzare i pensieri
Figure tridimensionali (cubi o altri solidi) = tendenza ad affrontare razionalmente le difficoltà senza farsi influenzare da emozioni o sentimenti
Figura umana dello stesso sesso = voglia di migliorare la propria immagine
Figura umana del sesso opposto = desiderio di avere un partner
Linee angolose = aggressività e tensione
Linee curve = capacità di adattamento
Linee parallele = fermezza e capacità di concentrazione
Linee parallele in diagonale = desiderio di supremazia
Linee tratteggiate = insicurezza, indecisione
Linee che partono a raggiera da un punto = estroversione, bisogno di espandersi, di emergere
Matassa aggrovigliata = stanchezza, confusione e voglia di uscire da una situazione difficile
Oggetti a punta (come frecce) = voglia di affermare se stessi
Scale e gradini: desiderio di arrivare alla meta
Spirale = necessità di staccare al spina e di riflettere
Stelle, pianeti, luna = ottimismo e ambizione
Tracciato ornamentale o decorativo = amabilità forzata per paura di non essere accettati
Triangoli e quadrati = razionalità e poca fantasia

Sarà vero o non sarà vero che questi disegni hanno questi significati inconsci? La tecnica della grafologia è stata sottoposta a metodo scientifico e la validità e l'attendibilità dell'analisi grafologica sono risultate scarse o nulle, quindi a voi la scelta e...alla prossima riunione!

martedì 6 novembre 2012

Guida n. 1: gli acronimi nelle e-mail di lavoro



A chi di voi non è mai successo di trovarsi di fronte una sigla incomprensibile in una e-mail di lavoro e non sapere che pesci pigliare? 

Ecco una breve guida con alcuni degli acronimi più usati in cui potreste incappare:

AFAIK (as far as I know): per quanto ne so
AFAIR (as far as I remember): per quanto ricordo
AFK (away from keyboard): momentaneamente lontano dalla tastiera
AIUI (as I understand it): per come ho capito
ASAP (as soon as possible): il più presto possible
ATM (at the moment): al momento 
BAK o BATK (back at the keyboard): serve per indicare che si è nuovamente di fronte alla tastiera 
BB (bye-bye): arrivederci
BBL (be back later): torno più tardi
BOL (back on line): usato per indicare che si è di nuovo disponibili dopo un AFK o un BRB.
BRB (be right back): torno subito
BTW (by the way): comunque, a proposito, ad ogni modo
CEO (Chief Executive Officer): direttore generale
COB (close of business): fine del giorno lavorativo
CU (see you): ci vediamo
DOB (date of birth): data di nascita
FYI (for your information): per tua informazione
HTH (hope that helps): spero sia d’aiuto
IKR (I know right): lo so, sono d'accordo
IMO (in my opinion): a mio parere
IMHO (in my honest/humble opinion): a mio modesto parere
JAM (just a minute): solamente un minuto
NP (no problem): nessun problema
PFA (please found attached): usato nelle e-mail per indicare che in allegato c'è un oggetto
SAL: stato avanzamento lavori
TBD (to be defined): da definirsi
TBH (to be honest): ad essere onesti
TCB (take care of business): pensiamo agli affari
TIA (thanks in advance): grazie in anticipo per l'aiuto che ti chiedo di darmi
WD (well done): ben fatto
WIP (work in progress): lavori in corso
YW o UW (you're welcome): prego, non c'è di che.


Buon lavoro!